Comunicazione non verbale

comunicazione non verbale

La comunicazione non verbale è un tipo di comunicazione “nascosta” che in realtà è in grado di fornirci tantissimi segnali che ci sta inviando il nostro interlocutore.

Si differenzia dalla comunicazione verbale che riguarda tutto quello che viene materialmente detto e sentito dalle parti. La comunicazione non verbale invece riguarda una sfera di percepito (o non percepito se non prestiamo attenzione), che può essere molto più importante delle parole dette.

Ma vediamo un po’ di dettagli.

Comunicazione non verbale: i livelli nascosti

comunicazione non verbale

In una normale conversazione tra due persone il contenuto, le parole, i concetti che vengono espressi hanno in realtà un valore molto marginale. Attualmente si valuta che il peso dei concetti espressi si aggira intorno al 25% del totale. Mentre tutto ciò che attiene al “come” lo dico vale ben il 75%.

Il “come lo dico” attiene sopratutto elementi corporei non-verbali come la postura, le espressioni e micro-espressioni del volto, la gestualità. Si tratta di un linguaggio non verbale che rientra nella sfera di quello che definiamo in genere come comportamento non verbale.

“C’è un dire che non è per il detto.” (A. F. de Salvador)

Elementi para-verbali e linguaggio non verbale

linguaggio non verbale

Determinanti sono anche gli elementi para-verbali come il tono della voce, il timbro, il ritmo del nostro parlare e il volume. Non-verbale e para-Verbale hanno una caratteristica molto importante: sono elementi analogici.

Cosa significa? Le persone della mia età, amanti della musica avranno ben presente nella loro memoria i dischi in vinile, in un epoca pre CD e pre mp3. Ossia un epoca pre digitale (analogica appunto). Avere chiaro la caratteristica del segnale analogico e del segnale digitale e in che modo queste due istanze siano presenti nel nostro comunicare è cosa estremamente utile.

Il segnale digitale viaggia in serie, come una fila indiana un bit alla volta. Esso si presta ad essere analizzato un pezzo alla volta (come il ragionamento).

Quello analogico si muove in parallelo, arriva tutto insieme come una schiera di persone una a fianco ad un altra, questa tipologia produce una sensazione più globale (ciò che vivo mi fa sentire più o meno a mio agio).

Nella comunicazione verbale classic, il contenuto e i concetti che vengono espressi sono digitali e hanno quelle caratteristiche. La mente logica e razionale è coinvolta nella gestione ed elaborazione di questa parte della comunicazione.

Si considera invece analogico la parte di comunicazione non-verbale e para-verbale e a gestire questo aspetto è il mondo inconscio ed emozionale.

Gli aspetti analogici sono di fatto ciò che maggiormente rende efficace una conversazione, perché sono quegli elementi che stimolano, coinvolgono la parte emozionale non logica e inconscia del nostro interlocutore.

Coinvolgere la persona con la comunicazione non verbale

Coinvolgere emozionalmente la persona con cui parliamo, è estremamente importante. Perché la sua memoria e la sua attenzione sono sopratutto legate a fattori emozionali e inconsci o subconsci.

Se immaginiamo la persona che ascolta come se fosse una ricevente radio, la componente emozionale sarebbe quella che amplifica il segnale e lo tiene agganciato alla frequenza giusta.

La mente cosciente ascolta solo il contenuto ma l’inconscio, e il mondo emozionale “presta attenzione” al corpo. E il corpo parla i suoi linguaggi non verbali, mentre la testa è impegnata a dire ciò che vuole.

“Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo.”(Alexander Lowen).

I due dialoghi: verbale e non verbale

comportamento non verbale

Potremmo anche aggiungere un terzo dialogo che è quello para-verbale, ma che può benissimo rientrare nel novero delle comunicazioni non verbali.

Possiamo dunque dire che, ogni volta che parliamo a qualcuno, letteralmente conduciamo due distinti dialoghi essendone però consapevoli solo di uno. Uno è quello logico manifesto e l’altro è quello inconscio del linguaggio del corpo.

Non essendone coscienti capita spesso che questi due discorsi dicono cose contrastanti. A voce dico una cosa e contemporaneamente il mio non verbale, il mio corpo ne dice una diversa se non opposta.

Per fare un esempio, pensiamo al saluto forzato che facciamo se incontriamo una persona che ci è profondamente sgradita e verso la quale non vogliamo dedicare il nostro tempo. Ma che, per cortesia o dovere, dobbiamo salutare.

“Buongiorno, piacere di vederla” dice il nostro verbale… ma il corpo, le spalle piegate in avanti, lo sguardo basso, l’espressione insofferente e la voce dicono esattamente il contrario.

Forse la persona in questione non si accorge consapevolmente del nostro essere forzati (se siamo bravi a mascherare). Tuttavia il suo inconscio si accorgerà di questo(anche se siamo degli attori da oscar).

La sensazione complessiva che avrà sarà quindi sgradevole anche se siamo stati educati.

Conoscere, almeno in parte il linguaggio del corpo, la comunicazione gestuale e riuscire a essere coerenti nel nostro modo di comunicare, in maniera che ciò che dice la “bocca” sia congruente con quello che dice il corpo, è quello che rende una comunicazione profonda e coinvolgente.

In definitiva è la differenza che sta tra un grande comunicatore e uno che semplicemente parla.

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